martedì 28 aprile 2009

I grattacieli hanno orecchie per sentire


Fuori ogni cosa è lenta, mi muovo solo io, a velocità supersonica, con la mente. La mia Opel Tigra sfreccia sicura su queste strade di dolore silenzioso e mi sembra di riuscire a cogliere quest’istante, un’altra estate persa a pregare invano che da queste strade si levi un Salvatore, e in sua assenza ci sono io coi miei guai e le sconfitte. Consapevole di passare senza essere osservato, in questa notte disperata. E’ così difficile oggi essere felici e io ci sto provando con tutte le forze. Ma c’è un passato che mi ricopre come una nuvola nera di nefasta energia. Provo in ogni modo a divincolarmi e scalo marcia nel vano tentativo di capire, di SENTIRE, questo momento. Gli Astri oppongono il loro desiderio. Attraverso occhi umidi osservo la realtà circostante…

Le canzoni che un tempo ascoltavo e mi facevano sentire giovane, sono invecchiate peggio di me. Il ritratto svanisce mentre resta possente il dolore. L’estate è arrivata e porta con se desideri e maledizioni da accontentare. Il cuore pulsa ancora, fuori di me, attraverso lo sguardo di un gatto che intende bene il mio sogno di Pace & Libertà. Nei suoi occhi, nei barbagli di malinconia. Adesso: mondi nascosti brillano attraverso un sudore freddo, e questa notte non porta consiglio. Notte che brucia, fra voglie, desideri e lacrime inconfessate. Per tutta la vita ho provato a rigar dritto, come un piccolo Profeta di VACUITà… e la mia abilità sta nel portare vassoi colmi di bibite ipocaloriche e infusi di the. Già la pioggia è con noi…
Incontriamoci stasera al Rancho de la Luna. Dove potremo scontare i nostri peccati / E dove ci sentiremo ancora giovani e spensierati… (*)
Anche i grattacieli hanno orecchie per sentire questo dolore, stanotte. Hanno in cima, una foresta d’antenne. Captano le onde dell’etere. Perché non dovrebbero captare il richiamo del mio dolore? E io sto chiamando, adesso, non c’è più tempo per le belle parole e per i sogni. C’è tempo solo per bruciare nella propria pelle maleodorante, di voglie troppo a lungo represse. A volte mi sembra di sentire piangere l’intera città. Il mondo intero è avvolto nel silenzio, ma io sono pronto a irrompere in un urlo di Liberazione & Rancore… Sì svegli pure qualche demone sonnacchioso, sì destino gli incubi peggiori: sono pronto a sfidarli tutti, perfino me stesso, se può servire a cambiar qualcosa, se può darci una sola opportunità di salvezza!
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Incontriamoci stasera al Rancho de la Luna. Dove potremo scontare i nostri peccati / E dove ci sentiremo ancora giovani e spensierati…
Smettete di ammiccare, ora, la mia parola è un bacio mortale! Adesso siete lì, stesi su quel divano: lui è rimasto solo, ha lottato per rincorrere i suoi sogni, e ha perso ogni battaglia dentro una bottiglia svuotata. Vengo da una strada di paese, periferia del Mondo, provincia del Cosmo del Nulla che inghiotte le mie viscere. Vi racconto queste storie, di personaggi al crepuscolo della Civiltà. Invisibile certezza d’immobilità. Nati nella medesima stanca vallata. Venuti alla luce in una fredda mattina d’inverno…
Mentre vi parlo non sono presente. Mi adeguo a quest’andamento lento. Con ali piccole per spingere lontano i miei sogni. Invisibile agitatore di periferia silente. Imprigionato in un incubo. Pronto a rincorrere un’idea di vittoriosa sconfitta. Stanco e malato, mi ritrovo a inseguire un treno che non si ferma mai. Alla ricerca di un momento perso o solo dimenticato. Scampoli di vita incerta, trascorsa a sminuirmi e a recriminare per quel momento di gloria che non mi spetta, mi scavalca col suo dolce sospiro. Mani che si sfiorano senza stringersi. Un solo giorno può bastare a polverizzare questi trent’anni. I miei occhi tornano a zampillare fuoco e sangue nelle croci su cui ho pregato per non cogliere altro dolore. Queste fiamme che devastano le mie viscere mentre Angeli Ribelli in una danza rituale incoronano un nuovo Re.


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